C'è chi di parole ne ha troppe.
Sono quelli che propongono “un percorso di customer experience orientato all’engagement disruptive attraverso l’integrazione di influencer, ambassador e user generated content per generare experience interattive tra le buyer personas e il brand.
Più incomprensibile della supercazzola prematurata (ma molto meno divertente) e più fuffoso e soporifero del politichese dei tempi di Craxi e Andreotti.